Brand e Smart City: amore corrisposto?

Il programmatic DOOH a supporto delle città Smart e la costruzione di un ambiente sostenibile e circolare.
La posizione di Pladway sul ruolo dell’ad-tech advertising e dei brand nell’evoluzione dei centri urbani in chiave green.

 

A presentare le peculiarità dell’out-of-home advertising in ottica di riduzione dell’impatto delle tecnologie outdoor sull’ambiente, Marco Orlandi, ceo della società Pladway, specializzata in programmatic out-of-home advertising, e responsabile della divisione Digital del gruppo Voilàp a cui afferiscono oltre a Pladway, le società Imecon e MotIQa.

Brand protagonisti dell’evoluzione Green delle città

Le città sono le principali produttrici di rifiuti, con un impatto significativo sull’ambiente. Il 54% della popolazione vive in contesti urbani ad alta densità abitativa che apportano un footprint globale pari al 60/80%. La loro trasformazione in Circular City permette di renderle eco-sostenibili per essere in prima linea nella battaglia contro gli sprechi, le inefficienze e l’inquinamento. In questo quadro, anche la industry pubblicitaria può fare la differenza.

Quale possa essere l’apporto in ottica di sostenibilità ambientale che questo comparto può portare è stato il cuore dell’intervento di Orlandi dello scorso 28 gennaio di fronte al pubblico di professionisti e start-upper under 30 presenti a Campus Party Spotlight, l’evento promosso da Enel Energia interamente incentrato sulle Città Circolari.

Nella presentazione intitolata ‘Brand e Smart City: amore corrisposto?’, Orlandi ha portato un contributo utile a porre le basi per costruire il mondo del futuro, rendendo le città Circolari e quindi sostenibili.
La città è il luogo naturale in cui iniziare a intraprendere azioni concrete per l’ambiente e ad occuparsene siamo chiamati tutti. Nel 2022 i consumatori si aspettano dai principali brand un impegno concreto nel sostenere e indirizzare cause ambientali e sociali. I mezzi pubblicitari in esterna (parte del cosiddetto ‘arredo urbano’), che ospitano e proiettano le campagne promozionali dei brand nelle strade cittadine, si stanno adoperando per fare la loro parte nel supportare questo processo di creazione di città nuove, circolari e sostenibili. Come? Lo fanno diventando essi stessi dei messaggi viventi, collettori di iniziative legate all’ambiente – ne sono un esempio le pensiline delle fermate di bus e tram adornate di verde per alimentare l’ecosistema delle api, così importanti per la natura e per l’uomo.

Il ruolo dell’out-of-home advertising
La pubblicità out-of-home è il mezzo che più di altri è in grado di mostrare in totale trasparenza l’impegno per l’ambiente e i valori dei brand ai cittadini. Nelle città ‘pensanti’ di oggi, la comunicazione è un continuum bidirezionale. Cittadini e aziende sono chiamati ad imparare ad ascoltare le esigenze delle proprie città e a loro volta, le municipalità possono svolgere un ruolo di apripista per iniziative di sostenibilità ad alto impatto.

L’arredo urbano in quest’ottica può servire lo scopo di abilitare la comunicazione con i cittadini tramite pensiline, totem, lampioni e altri oggetti dotati di sensori capaci di “ascoltare” i bisogni della città.
In seno a questi mezzi in esterna, si inserisce il contributo che la pubblicità può portare, soprattutto a quella parte di pubblico che ne riconosce il valore informativo positivo (per il 78% degli intervistati nel sondaggio di Clear Channel France, la pubblicità è infatti in grado di dare un contributo positivo alla società).
Sebbene per alcuni la pubblicità sia troppo intrusiva nella vita delle persone, sempre una ricerca di Clear Channel (presentata dalla CEO Francia, Boutaina Araki al WOO Forum del 18 maggio 2021) presenta come la pubblicità in esterna si collochi come la meno invasiva e quindi la più accettata dai cittadini.

L’innovazione dell’advertising per la sostenibilità ambientale
Il digital out-of-home parla il linguaggio del digitale e di internet, risolvendo allo stesso tempo una serie di problemi che la pubblicità online ha – quale ad esempio lo “skip” di fronte alle pubblicità o ancora le frodi e il traffico proveniente da bot.

I contenuti riprodotti in questo ambiente “cookieless” restano centrali e, sulle pensiline in esterna, sono visti dal pubblico come fonte di informazioni puntuali, personalizzate e contestualizzate.
L’automazione e la digitalizzazione sono poi abilitatori di campagne globali, coordinate e ottimizzate in termini di risorse economiche e creative. Per questo, a tendere, gli schermi digitali saranno sempre più diffusi nei contesti urbani. Diventa allora fondamentale affrontare il tema della loro sostenibilità.
È vero che gli schermi digitali consumano tanto? Nel fare il bilancio complessivo tra schermi tradizionali e schermi digitali, i numeri sono a favore dei secondi: 27.000 i km di furgone risparmiati (per allestimenti e manutenzioni periodiche sui billboard OOH tradizionali rispetto a quelli digitali del DOOH), 6,2 tonnellate di CO2 risparmiate così come 5 tonnellate di carta non più necessarie ogni anno.

Il contributo di Pladway
I software ad-tech che contribuiscono all’automazione della componente pubblicitaria, come Pladway, svolgono un ruolo importante per la città smart perché permettono ai suoi oggetti di essere connessi e facilmente raggiungibili dalla componente più cospicua del mercato advertising, quella programmatic.

Come già successo nel web, la tecnologia programmatic – basata su algoritmi che automatizzano l’acquisto e la distribuzione della pubblicità – permette ai brand di scegliere le posizioni migliori per la propria comunicazione basandosi sui dati, senza dover contattare singolarmente i diversi concessionari e media owner. Facendo parlare all’OOH il linguaggio del web, una piattaforma pDOOH come Pladway consente agli schermi in città di ospitare messaggi pubblicitari in modo facile, pienamente automatizzato, personalizzabile in ogni momento (a differenza della controparte cartacea) e sostenibile dal punto di vista economico.

L’avvicinamento tra il DOOH e la comunicazione online, meglio conosciuta e principale canale di investimenti e considerazione da parte del brand, semplifica l’incontro tra domanda e offerta di spazi. Finalmente, anche i palinsesti degli schermi OOH sono gestibili in tempo reale e selezionabili in maniera scientifica, tramite le proprie qualità ed i propri dati (rilevati da sensori che certificano le views e contano le persone potenzialmente esposte).

Amore corrisposto
Il DOOH, con i brand che vi investono, è in grado di rappresentare oggi uno stimolo e una fonte autorevole per finanziare nuovi progetti utili allo sviluppo delle città in chiave Smart. Il contributo dei brand per le città smart passa da tre ambiti: lo storytelling, ossia i contenuti della campagna che trasmettono valori del brand in linea con le attese del pubblico – che si aspetta da questo una attenzione maggiore a iniziative sociali e di pubblico interesse -, il tema dei finanziamenti funzionali a portare oggetti e progetti utili alle città e, non ultimo, il know-how per realizzare iniziative earth-friendly.

Fai click sull’immagine per rivedere l’intervento completo di Marco Orlandi
a Campus Party Spotlight 2022

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